ph: Antonio Campanella / antoniocampanella.com
Anche i suoni, come gli animali, possono estinguersi o essere in via di estinzione. Bellissimi, potenti, fieri, ma legati a tecnologie obsolete, alcuni di questi suoni li abbiamo ascoltati con le nostre orecchie e per un po' resteranno nella nostra memoria: chi ricorda il suono dello scorrere della ghiera dei telefoni fissi in bachelite? O il trillo dei primi modem, i poliritmi della stampante ad aghi o il suono del videoregistratore che riavvolge il nastro di una video cassetta?
[Per i nostalgici, esiste un archivio collaborativo on-line per conservare in modo creativo la memoria di questi suoni, date un ascolto qui].
Grazie a un recente regolamento dell'Unione Europea, il suono del neon si avvierà verso l'estinzione totale 1° settembre 2023: al fine di ridurre le emissioni di gas serra e di favorire il risparmio energetico, tutte le lampade con bassa efficienza saranno tolte dal commercio e i criteri di Ecodesign prevedono anche l'eliminazione graduale dei tubi fluorescenti T8 da 18, 36 e 58W. E così, sarà sempre più raro ascoltare il suono dell'innesco e delle scariche di elettroni che si agitano e corrono attraverso il gas ionizzato, nel vuoto del tubo di vetro.
Per il compositore americano David Tudor – e anche per noi – quella prodotta dai neon era la musica più bella; proprio con i neon, Tudor ha dato vita alla sua prima composizione elettronica nel 1964: si tratta di Fluorescent Sound, originariamente creata al Moderna Museet di Stoccolma – il 13 settembre del '64 – come contributo sonoro di una performance collaborativa di Robert Rauschenberg [Elgin Tie]. L'evento faceva parte della rassegna organizzata dal Fylkingen "Five New York Evenings". (Per conoscere la pazzesca storia del Fylkingen, un'istituzione indipendente per la sperimentazione musicale ancora attiva dopo 90 anni, rimandiamo alla Breve Storia di Johann Merrich con illustrazioni di eeviac pubblicata su musicalettronica.it).
Raccontava Tudor a proposito della sua prima opera elettronica:
"Rauschenberg mi chiese se volessi occuparmi della musica. Io dissi di sì e camminai per il museo pensando "cosa posso fare?". Notai che c'erano – credo – un migliaio di lampade a neon. D'un tratto qualcuno accese le luci e d'improvviso ci fu la musica più bella. Pensai: "Ok, metterò qualche microfono a contatto per vedere se il suono può sentirsi meglio".
Anche se l'idea gli venne velocemente, altrettanto non si può dire della realizzazione di quest'opera che prevedeva la costruzione di un pannello per il controllo degli interruttori e l'installazione di un'infinità di microfoni a contatto:
"A cavallo di una grande scala dovevo montare i microfoni a contatto, un lavoro che portò via tre giorni di tempo. Fortunatamente ebbi degli aiuti, perché credo ci fossero 75 interruttori, ciascuno connesso a 3 lampade. È stato un lavoraccio, ma ha funzionato benissimo."
"Ne feci due versioni differenti: scoprii che l'acustica del museo era abbastanza straordinaria. C'erano due spazi, uno di questi era il foyer e dietro c'era una grande stanza. Così, per primo sperimentai con i microfoni a contatto nel foyer ed esaminai gli interruttori, per trovare quali circuiti controllare, e venne fuori che un interruttore nel foyer controllava sei neon ed era leggermente diverso nella stanza più grande. Per questo motivo scrissi due partiture. Le mie partiture indicavano solo di accendere e spegnere i neon".
Un altro artista che ha apprezzato notevolmente il suono del neon e che probabilmente sarà amareggiato dalla sua estinzione è il giapponese Atsuhiro Ito: nato nel 1965, Ito ha iniziato la sua carriera come artista visivo alla fine degli anni '80, e nel '98 ha iniziato a presentare performance sonore in mostre d'arte utilizzando neon e lampade fluorescenti. In tempi recenti ha anche creato un originale dispositivo musicale chiamato Optron che continua, instancabilmente, a perfezionare.
Anche l'orchestra elettrica dell'Impero della Luce risentirà di questa estinzione: caro neon, vogliamo ricordarti così, per sempre frizzante e sfarfalloso nel nostro cuore.
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Non diciamo panzane!
Ecco le fonti impiegate per questo post:
David Tudor, Fluorescent Sound. David Tudor official Pages designed and maintained by John D.S. Adams and D'Arcy Philip Gray.
Matthew R. Rogalsky, Idea and Community: the growth of David Tudor's Rainforest, 1965-2006, City University London Music Department, 2006.
Lindsey Elizabeth Hartman, DIY in Early Live Electroacoustic Music: John Cage, Gordon Mumma, David Tudor, and the Migration of Live Electronics from the Studio to Performance, Louisiana State University LSU Digital Commons, 2019.
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