C'eravamo anche noi, all'ultima edizione del festival di Topolò. La ventinovesima. Siamo stati tra quei fortunati che potranno serbare per sempre il gustoso silenzioso di quell'ultima alba, dietro la collina.
A Topolò abbiamo portato le nostre Foreste Elettriche e la Stazione di Topolò / Postaja Topolove ci ha ricompensato con quintali di meraviglia: anche in quel remotissimo angolo di montagna selvaggia la corrente elettrica e le onde radio hanno mantenuto alto il loro potenziale di scintillante bellezza.
Topolò non è una città, non è un paese qualsiasi... è un remoto pugno di case di sassi lanciate sulla vertiginosa salita di un monte del Comune di Grimacco, nell'estrema parte orientale della provincia di Udine, letteralmente a quattro passi dal confine con la Slovenia. Ci abitano in tutto 29 persone e molte delle bellissime case sono chiuse, dismesse o usate solo nel periodo estivo.
A Topolò non ci si muove in macchina ma solo a piedi; probabilmente al termine del vostro soggiorno i vostri glutei saranno più sodi e dovrete buttare via le scarpe da ginnastica, vinte dai grossi pietroni che lastricano le viuzze del paese.
A Topolò non ci sono automobili, non ci sono distributori automatici, non ci sono ATM nè semafori, non c'è la fibra ottica, non ci sono antifurti né porte automatiche... ciò nonostante, non abbiamo mai ascoltato così tanta meraviglia elettromagnetica come in quel luogo.
A Topolò abbiamo ascoltato i segnali di cambio tariffa delle centrali elettriche, i guizzi delle radiofrequenze che scappavano via nell'aria come anguille, l'arrogante potenza della corrente elettrica che sgorgava da impianti alquanto vetusti trasudando dai campanelli, la voce di un frigorifero che oltrepassava muri spessi come fa il canto di un tenore, la civettuola complicità dei video-proiettori delle installazioni... Quanto stupore, che meraviglie!
Durante la due giorni delle nostre Foreste Elettriche abbiamo portato a spasso per il paese una sessantina di persone, attirate dalla nostra esotica avventura d'ascolto. Come novelli pifferai magici, siamo stati felici di condividere il fascino del suono della corrente elettrica con le persone del luogo che ci hanno persino aperto le porte di casa, chiedendoci di controllare con le nostre orecchie elettromagnetiche questo o quel punto dell'abitazione, preoccupati di eventuali dispersioni di corrente [«Dite che casa mia va bene? Avete provato anche qui, dove c'è lo scaldabagno?» «Sì, sì, signora, tutto a posto!»].
Durante la nostra permanenza a Topolò abbiamo conosciuto artisti e opere potentissime, vivendo l'estrema piacevolezza di una raffinata – quanto agreste – società misterica. Abbiamo condiviso la casa in pietra che ci accoglieva con una performer e poetessa neozelandese – Sandra Sarala, al festival con il suo PermaCultural, finendo col preparare assieme a lei i biscotti che tradizionalmente mangiavano i maori spediti in Italia nel corso della prima guerra mondiale.
Durante la nostra permanenza a Topolò, i giorni e le notti sono stati intensi come decenni: abbiamo capito cos'è una lingua e cosa non è un dialetto – grazie alle note di Massimo Silverio, e sentito il rumore delle ossa di Pasolini rompersi come conchiglie sulla battigia – con le traduzioni di Ivan Crico. Abbiamo persino seguito un Piccolo Corpo [lungometraggio di Laura Samani] nella foresta, attraverso le lenti di un tempo remoto.
Abbiamo guardato le stelle al buio con un esploratore di distanze – Opher Thomson, autore del documentario The New Wild, ci siamo riposati sulla Panchina del suono ai piedi della vecchia chiesa – un progetto di Audiorama a cura di Spazioersetti, abbiamo meditato nel bosco, sul letto del torrente ormai secco. Abbiamo pranzato e cenato un po' con tutti sotto l'ombra verde del pergolato, apparecchiando la tavola con chi ci ha onorati dell'invito a Topolò – Barbara Stimoli – e incontrando ogni quattro o sei salite il passo vigile e cadenzato di Moreno Miorelli, con Antonella Bukovaz motore luminoso di questo festival.
L'ultima sera è passata come il temporale che vedevamo scintillare dentro le nuvole oltre il confine, coccolata da una musica che avremmo voluto infinita – In C di Terry Riley, nella versione dell'orchestra di Topolò diretta da Antonio Della Marina – ma che, per la sua bellezza, era destinata a sfiorire, a finire, a dissolversi in silenzio.
Moreno Miorelli ha annunciato su Facebook che quella del 2022 è stata l'ultima fermata di 'Stazione di Topolò/ Postaja Topolove'. L'epigrafe, tratta da Notes for Canto CXX di E. Pound, recita: "Ho provato a scrivere il Paradiso / Non ti muovere / Lascia che a parlare si il vento / Così è il Paradiso".
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